DECORAZIONI CON FIORI DISIDRATATI
DECORAZIONI CON FIORI DISIDRATATI
Chi non ha mai conservato nel suo diario, o all’interno di un libro una rosa e un qualsiasi altro fiore
come ricordo di una persona cara o di un evento memorabile ?
Ma se volessimo ulteriormente preservarlo dal tempo, questa che voglio condividere è una tecnica che vi permetterà non solo di conservare i ricordi,
ma anche di godere della loro rinnovata bellezza sempre con voi o in bella vista come arredo decorativo per la vostra casa.
La tecnica di base in fondo è rimasta questa, anche se oggi ai diari si preferiscono le presse, che non necessariamente occorre acquistare.
Una volta pressati i fiori sapranno mantenere buona parte delle loro attrattive. I colori diventeranno leggermente più pallidi, i petali fragili,
ma l’effetto finale rimarrà di una sorprendente freschezza.
Alcuni fiori sopportano meglio di altri la piccola violenza che si infligge loro fino a fargli perdere ogni traccia di umidità.
In ogni caso più delicata è la corolla, più decisa deve essere la pressione.
Per foglie e spighe, invece bastano pesi più leggeri e tempi più corti.
Poi ispirandosi al primo 800 o a qualsiasi altro tipo di romanticismo, via liberò alla Creatività.
OCCORRENTE
Fiori,petali,foglie,fili d’erba essiccati nella pressa.
Colla spray
Vinanil
Vernice fissativa spray
Vernici all’anilina
Tempere ad acqua
Oggetti da decorare
COME PREFISSARE I FIORI
Se non avete abbastanza fiori ricordo già essiccati dal tempo
È consigliabile raccogliere foglie e fiori nelle ore più asciutte della
giornata e do procedere alla pressatura il più velocemente possibile.
Si possono usare fiori e foglie raccolti in prati e giardini ma anche
quelli che ci hanno regalato , venduti dai fioristi.
e’ necessaria una pressa per fiori che si acquista nei negozi di bricolage.
Ma per evitare di spendere potete farvene fare una dall’uomo di famiglia.
Ho inserito delle istruzioni più avanti in questo articolo.
Occorreranno una serie di fogli di carta assorbente e cartone ondulato.
Intervallare due fogli di carta assorbente,tra i fiori e foglie, poi cartone ondulato,
e così via.
Asciugare poi accuratamente la carta e cartone perché possono
tranquillamente essere riutilizzati.
Se il tempo è umido, per evitare che fiori e foglie si ammuffiscano cambiare la carta
Ogni 24 ore. Chiudere la pressa avvitando il dado e stringere molto, in modo che
tutto sia pressato. Evitare i luoghi umidi, ideale sarebbe esporre la pressa al sole.
Quando i fiori e foglie saranno ben asciutti si possono riporre in scatole di cartone
fino al loro utilizzo.
PROVIAMO A REALIZZARE UN BRACCIALETTO
Magari con fiori ricordo da portare sempre con noi.
Esecuzione :
fissare con vinavil fiori e foglie sul braccialetto di plastica che può essere lucido o opaco.
Stendere una mano di colla anche sopra i fiori.
Rifinire con una o due mani di vernice spray lucida o opaca
a seconda della superfice da trattare.
Per oggetti più piccoli come MEDAGLIONI, ORECCHINI O FERMACAPELLI
Incollare i fiori più piccoli con colla in tubetto trasparente.
Rifinirli con vernice spay trasparente. Per i medaglioni si possono anche racchiudere
tra due vetrini.
LA LAMPADA
Incollare i fiori con vinavil sul paralume, al centro quelli più grandi e ai lati quelli più piccoli.
Ma questo penso sia opinabile, collocate i fiori secondo il vostro gusto.
Fissare con una leggera mano di vernice trasparente, opaca spey.
ISTRUZIONI PER UNA PRESSATRICE FATTA IN CASA
Occorrente: due tavole (35x50x2cm)
Un trapano e una punta
Un manico
6 viti da 12 cm
6 dadi a farfalla
Una chiave in misura
6 rondelle
2 viti
Un cacciavite
Matita
Righello
Cartone ondulato e carta assorbente
Prima di tutto, evidenziamo con la matita
I punti in cui si andranno ad inserire le viti.
Con il trapano pratichiamo dei fori nei punti contrassegnati:
la punta deve essere leggermente più grande del diametro delle viti.
In seguito, collochiamo al centro della tavola il manico e pratichiamo altri due fori.
Capovolgiamo la tavola e introduciamo le viti nei fori.
Collochiamo il manico in modo che le due viti entrino nei fori e stringiamo i dadi.
Le sei viti lunghe verranno introdotte
Nei rispettivi fori della tavola senza manico.
Sistemiamo prima un foglio da cartone
e poi uno di carta assorbente fiori e foglie e poi ancora una
carta assorbente , cartone e così via.
Sia il cartone che la carta assorbente devono essere tagliati in modo da lasciare lo spazio per le viti
Disponiamo i fiori sopra la carta assorbente, avendo cura che siano asciutti e tutti dello stesso spessore
Collochiamo sopra i fiori un altro foglio di carta assorbente e poi uno di cartone
L’operazione può essere ripetuta a piacere
Stringiamo al massimo i dadi a farfalla, in modo che la tavola faccia pressione sui fiori.
Quando metteremo i fiori nella pressa, converrà collocare su ciascun foglio di carta assorbente sempre quelli della
Medesima specie, dato che non tutti necessitano dello stesso tempo di pressatura.
Inoltre è fondamentale, che i fiori siano di uguale spessore, in modo che tutte le superfici vengano sottoposte
alla stessa pressione. Annotando con una matita la data e il nome della specie su ciascun foglio di carta assorbente.
Inoltre potremo verificare i tempi di essiccazione di ogni specie e trascriverli in un quaderno, per disporre di queste informazioni in futuro.
Le presse consentono di ottenere bellissimi elementi: ogni volta che le apriamo per controllare i risultati, saremo gradevolmente sorpresi
e ulteriormente invogliati a dedicarci a questa pratica così creativa.
Buona Creatività…
LE MIE RIPRODUZIONI DEGLI ANTICHI MAESTRI
I MIEI VAN GHOG
COME OMAGGIO AD AMICI E PARENTI
Riproduzione olio su tela “Notte Stellata ” Van Gogh
Riproduzione olio su tela “La strada di cipressi” Van Gogh
Riproduzione olio su mattonella
” Casa con tetto di paglia a Cordeville” Van Gogh
Riproduzione olio su tela
“I Girasoli” Van Gogh
OLIO SU MATTONELLE
Omaggio alla mia casa
riproduzioni :
“La strada con cipressi” Van Gogh
” Paesaggio montuoso Dietro Saint-Paul” Van Gogh
Ballerine rosa di Edgar Degas
Riproduzione olio su mattonella
“Ballerine rosa” di Edgar Degas
Riproduzione olio su mattonella
” Paesaggio montuoso Dietro Saint-Paul” Van Gogh
Riproduzione olio su mattonella
“La strada con cipressi” Van Gogh
Riproduzione olio su mattonella
“Natura Morta” Paul Cezanne
Riproduzione olio su mattonella
“I Papaveri” Claude Monet”
Riproduzione olio su mattonella
“Scuola di Ballo” Edgar Degas
Riproduzioni olio su tela
“Le Spigolatrici” e “l’angelus” di Jean Francois Millet
OPERA MIX
Omaggio Natalizio alla mia Famiglia
Riproduzione olio su tela
“La persistenza della memoria ” Salvator Dalì
“Cafè de Nuit” Van Gogh
“Poesia e Luce” Joan Mirò
” Finetra Rotta” Renè Magritte
“La persistenza della memoria ” Salvator Dalì
“Cafè de Nuit” Van Gogh
“Poesia e Luce” Joan Mirò
” Finestra Rotta” Renè Magritte
Riproduzione di notte stellata
PROVIAMO A REALIZZARE UNA RIPRODUZIONE AD OLIO SU TELA
per esempio “Notte Stellata” di Van Gogh
fasi di lavoro
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Il restauro della ceramica
Restauro della ceramica
Non esiste cultura o paese che non abbia avuto oggetti ceramici che non abbiano subito nel tempo manomissioni o interventi di ripristino a scopo funzionale o formale. Il RESTAURO della CERAMICA si presenta oggi come una interessante accumulo di nozioni empiriche, artistiche e manuali.
“ Tra i tanti mestieri itineranti del passato, uno tra quelli definitivamente scomparsi è quello dell’Acconciabrocche o Apuntador, cioè colui che “acconciava” o “risprangava”vasi, brocche,piatti e altro vasellame di terracotta rotti o fessurati. Questo artigianato nomade era molto apprezzato dalle donne di casa perché con le sue riparazioni consentiva di economizzare, cosa importante per quel tempo, sull’acquisto di vasellame e stoviglie. Col suo trapano manuale ( Puntèn), di legno, a balestra e con punta di acciaio ( la cui struttura originale è rimasta invariata per secoli) egli praticava diversi fori in ambedue i lati della frattura quindi “ cuciva” con filo di ferro zincato che grappettava la lesione della stoviglia o del vaso. Stuccava poi la riparazione con calce spenta e l’oggetto era di nuovo pronto per l’uso. Era questa una figura di artigiano itinerante, significativa per la quotidianità di quel tempo ed invece è inimmaginabile oggi nello sfrenato consumismo tecnologico dei nostri giorni “. (Peppino Pelliconi, 1933)
Tipologie di restauro
Restauro per Esposizione Museale
I Musei hanno, prima di tutto, una funzione didattica e come tali, i fruitori hanno il diritto di
“ leggere” le documentazioni esposte in modo documentario.
Il restauratore non può ricostruire oggetti ceramici mancanti di documentazioni originali, sia se si tratti di forma che di decoro, monocromo o policromo. Ogni intervento deve essere ricostruito sulla base di ipotesi documentarie ben accertate e le prassi dovranno rispettare l’etica del restauro conservativo. In pratica esse dovranno rispettare regole ben precise : le parti o zone restaurate dovranno essere perfettamente percettibili / distinguibili dall’originale e la decorazione in “sottotono” rispetto all’originale. Tutti i materiali di ripristino formale e pittorico dovranno essere obbligatoriamente reversibili e le procedure utilizzate dovranno attenersi ai dettami della Carta del Restauro.
Restauro Antiquariale
Il restauro di oggetti destinati al mercato antiquariale sono generalmente da ritenere operazioni destinate a ripristinare l’aspetto estetico del manufatto, perché questo è il fine del collezionista.
Si tratta di restauri non conservativi in quanto vengono “falsate” le reali condizioni dell’oggetto ceramico originario. L’intervento consiste nel nascondere l’esistenza di fratture e/o lacune, nonché le eventuale alterazioni del supporto causate dal tempo, allo scopo di rendere l’oggetto “integro” atto ad una più ampia e proficua commercializzazione.
Percorso dell’intervento di restauro
Analisi dello stato di conservazione
Il restauratore analizza l’oggetto o reperto da restaurare e ne valuta i procedimenti d’intervento.
Consolidamento
Questa fase può essere effettuata sia prima che dopo la pulitura.
L’operazione riguarda soprattutto il materiale archeologico o comunque oggetti o frammenti che presentano esfoliazioni del supporto e/o del rivestimento causate da umidità o agenti chimici assorbiti e poi rimandati dal biscotto stesso. Il consolidante più comunemente utilizzato è il Paraloid B72 e il solvente può essere acetone o acetato di amile. Il rapporto consolidante/solvente va regolato relativamente alla porosità del supporto ceramico. Il trattamento si esegue immergendo i frammenti o la zona nel consolidante, favorendo la penetrazione dello stesso nel corpo ceramico.
Pulitura
Questa operazione riguarda tutti i materiali ceramici sottoposti a restauro. In tutti i casi si tratta di una fase molto delicata a causa della sua intrinseca irreversibilità. È meglio privilegiare sempre l’intervento meccanico ( mediante bisturi) a quello chimico, che molto spesso può provocare danni all’oggetto.
Smontaggio interventi di restauro precedenti
Attraverso la fase della pulitura possono evidenziarsi interventi di restauro precedenti. E’ necessario ricorrere allo smontaggio del vecchio intervento esattamente come se si trattasse di un fenomeno di degrado perché compromette sicuramente la leggibilità dell’originale. L’operazione, in genere, non è semplice a causa dei materiali impiegati molto spesso irreversibili. E’ necessaria una indagine accurata sul tipo di colle e materiali di ripristino utilizzate per la conseguente fase della rimozione.
Assemblaggio
Dopo la fase della pulitura ed eventuale consolidamento, prima della fase dell’incollaggio, i frammenti verranno numerati o siglati per identificare i pezzi ma soprattutto per seguire un’ordine progressivo e prioritario nella fase dell’incollaggio.
Incollaggio
Le colle che vengono utilizzate in questa fase sono relative alla dimensione dell’oggetto e della porosità dell’impasto.
I collanti utilizzati dal restauratore saranno reversibili, con il minimo spessore e che abbiano un tempo di presa relativamente breve ( tipo UHU, mono e bi-componente).
Da evitare i ciano-acrilati.
Integrazione formale
Per una leggibilità totale dell’oggetto da restaurare le lacune formali possono essere “ nascoste” o meglio ricostruite per mezzo delle integrazioni.
L’integrazione formale ha la funzione di garantire la conservazione, la fruizione ma anche la stabilità del pezzo, nel caso in cui la sua lacunosità lo renda poco stabile. L’integrazione impiega materiali come la polifilla o il gesso ad uso odontoiatrico, anche colorato con ossidi. Si possono utilizzare anche resine epossidiche per materiali non porosi come la porcellana o per oggetti di grandi dimensioni.
Integrazione pittorica
Questo tipo di intervento non contribuisce in alcun modo alla conservazione dell’oggetto, ma ne favorisce la lettura cromatica e decorativa. Se si tratta di un restauro per esposizione museale, il ripristino pittorico dovrà essere eseguito in “sottotono”, cioè di una tonalità più chiara rispetto all’originale e privo della eventuale lucentezza propria dei rivestimenti vetrosi. I materiali impiegati di solito sono i colori acrilici. Se si tratta di un restauro di tipo antiquariale, il ripristino pittorico sarà eseguito in modo fedele all’originale, con la stessa tonalità e anche invadendo parte dell’originale per nascondere la zona d’intervento. I materiali impiegati di solito sono acrilici o vernici debitamente rivestite di una patina trasparente e lucida a simulare il corpo del rivestimento vetroso.
IN ALLESTIMENTO ESEMPI PRATICI
BELLE ARTI
LA TECNICA DELL’ACQUARELLO
Pittura ad acqua, su carta bianca o molto chiara, o su superfici debitamente preparate con pigmenti finemente macinati e poi impastati con delle soluzioni di gomma arabica dal 30 al 50% talvolta con l’aggiunta di piccole parti di miele, zucchero o glicerina il tutto diluito co acqua pura o distillata. L’Acquarello è una pittura trasparente; tanto più le tinte vengono applicate in strati leggeri, acquosi, tanto più il dipinto apparirà fresco, arioso e delicato. Nessuna pittura come l’acquarello rende la trasparenza dell’aria nel paesaggio.
L’Acquarello è soprattutto indicato per dipingere fiori, frutta, paesaggi, macchiette, colorire disegni e architetture, per fare miniature e decorare pergamene.
COSA SERVE PER DIPINGERE AD ACQUARELLO
La carta deve essere di stracci, poco assorbente e di granitura liscia, per l’esecuzione di miniature, ornati e architetture, mentre per dipingere paesaggi, figure, nature morte, e per lavori di più ampia impostazione occorrono delle carte più ,o meno granulose e pesanti.
I colori il mio consiglio è quello di fare uso sempre di buoni colori di marca, si trovano in commercio in scatole di tavolette o tubetti o in vaschette. Non occorrono tanti colori, gli indispensabili a mio avviso sono: giallo di cadmio chiaro e medio, ocra gialla, verde smeraldo, bleu di cobalto chiaro e scuro, bleu di Prussia, bleu oltremare chiaro e scuro, terra di Siena naturale e bruciata, Rosso Pozzuoli, rosso vermiglione, lacca di garanza chiara e scura, violetto di cobalto, seppia, bruno Van Dyck e nero d’avorio.
I pennelli: generalmente bastano due pennelli conici di pelo morbido la cui grossezza sarà riferita al lavoro da compiere. Per piccole dimensioni sono sufficienti i pennelli grossi quanto una matita, mentre per grandi dimensioni è necessario ricorrere a pennelli non inferiori al N°12, con i quali sarà sempre possibile tracciare delle linee molto sottili ; per dipingere a macchia o a larghe stesure di tinte sono molto utili i pennelli piatti Molto pratico è il doppio pennello, uno ben appuntito per dipingere, l’altro senza punta e più grosso che imbevuto d’acqua serve per diluire, distendere, e toglierne l’eccesso. I pennelli devono essere mantenuti durante il lavoro, sempre puliti, perciò occorre tenere a portata di mano due bicchieri pieni di acqua possibilmente distillata, ma va bene anche quella del rubinetto purchè limpida, da ricambiare spesso per lavare il pennello ogni volta che si cambia colore; i pennelli conici inoltre devono essere sempre bene appuntiti, in caso contrario conviene scartarli.
La tavolozza lavorando in studio è molto indicata la tavolozza in porcellana con un certo numero di incavi per alloggiare i colori e con uno spazio sufficiente per fare le mescolanze, ma lavorando all’aperto si adottano meglio le tavolozze di ferro smaltato bianco, io spesso uso un piatto comune di porcellana o ceramica bianca o un pezzo di vetro posto sopra un foglio di carta bianca.
CONSIGLI PER UN SET DI COLORI AD
e dove trovarli per risparmiare
Procedimento La carta prima di dipingere, deve essere inumidita e fissata su di una tavoletta di legno con puntine da disegno, (questo per evitare che si formino delle ondulazioni causate dall’acqua utilizzata)tenuta orizzontalmente, che lavorando all’aperto si tiene posata sulle gambe.(Qualora si usasse della carta in blocco basta inumidirla sulla parte da dipingere, con una spugnetta )E’ bene delimitare il formato del dipinto con del nastro adesivo da disegno e coprire con lo stesso anche le parti che devono restare bianche, così facendo si evitano anche le impronte delle dita sulla carta. Il nastro lo si rimuoverà solo a lavoro ultimato e asciutto.
Il disegno deve essere eseguito con tratto leggero a matita prima della bagnatura o subito dopo quando la carta è ritornata opaca; è assolutamente da evitare la gomma o il raschino per fare cancellature , la pittura apparirebbe poi macchiata. Per dipingere paesaggi o comunque lavorando a macchia, è sempre opportuno mantenere la carta sufficientemente umida, perciò si potrà bagnare di tanto in tanto il foglio sul retro se il è incollato ad un telaio, mentre se la carta è in un blocco o attaccata ad una tavoletta, vi si spruzzerà ogni tanto un pò di acqua con un polverizzatore.
I procedimenti più comuni per eseguire un acquarello sono due; il primo consiste nell’applicare direttamente sulla carta i colori nella loro intonazione definitiva, precalcolandone esattamente la loro definitiva intensità, in considerazione dell’abbassamento dei toni asciugandosi; questa tecnica detta alla prima, richiede molta sicurezza e abilità ed è caratterizzata dal tocco rapido, dalle ben calcolate gocciolature, dagli strappi bianchi cioè da quegli spazi lasciati vuoti tra pennellata e pennellata che rendono particolarmente luminoso il dipinto.
Il secondo procedimento consiste nell’ottenere per sovrapposizioni o ripetute velature, l’intonazione definitiva delle tinte : ogni sovrapposizione o nuovo strato di colore , deve essere applicato soltanto quando il colore sottostante è asciutto, altrimenti la pittura si presente sorda e sporca; si applica il primo strato di colore in una gradazione non troppo carica, si fa asciugare poi con il pennello da acqua si inumidisce la parte, vi si passa sopra un pezzo di carta assorbente, e mentre ancora è leggermente umida, si applica il nuovo colore, ottenendo così l’intensità desiderata.
Con questo sistema si possono effettuare anche più sovrapposizioni, ma non bisogna esagerare nelle velature perché possono rendere la pittura, o parte di essa opaca e spanta.
Durante l’esecuzione, pittorica la carta deve essere tenuta inclinata in modo che il colore tenda a colare verso il basso; inoltre sia lavorando con il primo, e sia con l secondo metodo, occorre sempre iniziare con il dipingere le ombre, o comunque le parti più scure, poi si applicano i mezzi toni e poi i chiari, mentre i massimi chiari sono dati dal bianco stesso della carta. Questo soprattutto se si parte da un disegno di base, ma quando senza alcun disegno si desidera lasciarsi guidare dalla fantasia, allora si può procedere all’esatto contrario.
Un metodo d’esecuzione consigliato solo per chi ha più dimestichezza con l’acquarello consiste nell’improntare a macchia il dipinto, farlo asciugare e successivamente mettere il foglio dentro una vaschetta piena d’acqua, oppure far scorrere per qualche istante l’acqua dal rubinetto, prima sul retro e poi sulla parte dipinta; fatto ciò si passa il dipinto tra due fogli di carta assorbente e, mentre la carta è ancora leggermente umida, si apportano con il colore gli ultimi ritocchi a finire.
Per sfruttare il valore dei contrasti del colore, per esempio si può preparare un giallo con una campitura leggermente grigio-azzurra, così pure un azzurro può essere preparato con del rosa chiaro, un rosso con una tinta di fondo neutra, o leggermente azzurra. Naturalmente prima di sovrapporre un colore sopra all’altro occorre che lo strato sottostante sia bene asciutto, nelle parti in cui si vuol ottenere la massima luminosità non si farà preparazione alcuna, lasciando intatto il bianco della carta.
Segue un esempio di acquarello realizzato osservando una foto :
Consigli per i principianti:
Finito il lavoro i pennelli devono essere subito accuratamente lavati e messi ad asciugare in un vasetto con la punta verso l’alto.
I colori in tavolette sono più economici, ma quelli in tubetto sono più facili da usare, all’inizio si può anche evitare di acquistare la tavolozza, possiamo tranquillamente ricorrere ad un piatto di porcellana o di ceramica dismesso.
Se non siete ancora padroni di questa tecnica, siate molto prudenti. L’acquarello ha le sue leggi, per prima cosa esercitatevi, cercando di superare la paura di oltrepassare con il colore i margini del disegno, e il timore che i colori possano dilagare e confondersi o che spruzzi di colore possano rovinare l’effetto “pulito” del lavoro. Sono tutti errori che all’inizio dovrete necessariamente compiere, per potervi poi impadronire della tecnica ed applicarla con abilità e consapevolezza, fino ad arrivare soprattutto a capire qual è il momento più opportuno, per dichiarare concluso il lavoro.
Concludo questa mia modesta spiegazione relativa all’acquarello mostrandovi 3 acquarelli di prestigio Realizzati da un grande maestro dell’Acquarello: ARNALDO BLASETTI (1926-2007)
Il Professore, Restauratore, Artista che grazie alle sue abilità manuali unite alla profonda capacità intellettuale hanno segnato profondamente il mio percorso di crescita artistica, è stato un grande privilegio per me assistere alle sue lezioni prima e usufruire della sua incondizionata amicizia poi. Mi ha seguito per un lungo periodo facendomi assistere personalmente ai suoi restauri su opere di pregio e svelandomi alcuni segreti relativi alla sua attività di acquarellista.
Grazie Arnaldo ti porterò sempre nel mio cuore…!
ARNALDO BLASETTI
“Campo Sabino”
ARNALDO BLASETTI
“Plenilunio”
ARNALDO BLASETTI
“Vacanze al mare”
TECNICA di PITTURA AD OLIO
IMPARARE A DISEGNARE RITRATTI
IMPARARE A DISEGNARE ANIMALI