Il restauro della ceramica
Restauro della ceramica
Non esiste cultura o paese che non abbia avuto oggetti ceramici che non abbiano subito nel tempo manomissioni o interventi di ripristino a scopo funzionale o formale. Il RESTAURO della CERAMICA si presenta oggi come una interessante accumulo di nozioni empiriche, artistiche e manuali.
“ Tra i tanti mestieri itineranti del passato, uno tra quelli definitivamente scomparsi è quello dell’Acconciabrocche o Apuntador, cioè colui che “acconciava” o “risprangava”vasi, brocche,piatti e altro vasellame di terracotta rotti o fessurati. Questo artigianato nomade era molto apprezzato dalle donne di casa perché con le sue riparazioni consentiva di economizzare, cosa importante per quel tempo, sull’acquisto di vasellame e stoviglie. Col suo trapano manuale ( Puntèn), di legno, a balestra e con punta di acciaio ( la cui struttura originale è rimasta invariata per secoli) egli praticava diversi fori in ambedue i lati della frattura quindi “ cuciva” con filo di ferro zincato che grappettava la lesione della stoviglia o del vaso. Stuccava poi la riparazione con calce spenta e l’oggetto era di nuovo pronto per l’uso. Era questa una figura di artigiano itinerante, significativa per la quotidianità di quel tempo ed invece è inimmaginabile oggi nello sfrenato consumismo tecnologico dei nostri giorni “. (Peppino Pelliconi, 1933)
Tipologie di restauro
Restauro per Esposizione Museale
I Musei hanno, prima di tutto, una funzione didattica e come tali, i fruitori hanno il diritto di
“ leggere” le documentazioni esposte in modo documentario.
Il restauratore non può ricostruire oggetti ceramici mancanti di documentazioni originali, sia se si tratti di forma che di decoro, monocromo o policromo. Ogni intervento deve essere ricostruito sulla base di ipotesi documentarie ben accertate e le prassi dovranno rispettare l’etica del restauro conservativo. In pratica esse dovranno rispettare regole ben precise : le parti o zone restaurate dovranno essere perfettamente percettibili / distinguibili dall’originale e la decorazione in “sottotono” rispetto all’originale. Tutti i materiali di ripristino formale e pittorico dovranno essere obbligatoriamente reversibili e le procedure utilizzate dovranno attenersi ai dettami della Carta del Restauro.
Restauro Antiquariale
Il restauro di oggetti destinati al mercato antiquariale sono generalmente da ritenere operazioni destinate a ripristinare l’aspetto estetico del manufatto, perché questo è il fine del collezionista.
Si tratta di restauri non conservativi in quanto vengono “falsate” le reali condizioni dell’oggetto ceramico originario. L’intervento consiste nel nascondere l’esistenza di fratture e/o lacune, nonché le eventuale alterazioni del supporto causate dal tempo, allo scopo di rendere l’oggetto “integro” atto ad una più ampia e proficua commercializzazione.
Percorso dell’intervento di restauro
Analisi dello stato di conservazione
Il restauratore analizza l’oggetto o reperto da restaurare e ne valuta i procedimenti d’intervento.
Consolidamento
Questa fase può essere effettuata sia prima che dopo la pulitura.
L’operazione riguarda soprattutto il materiale archeologico o comunque oggetti o frammenti che presentano esfoliazioni del supporto e/o del rivestimento causate da umidità o agenti chimici assorbiti e poi rimandati dal biscotto stesso. Il consolidante più comunemente utilizzato è il Paraloid B72 e il solvente può essere acetone o acetato di amile. Il rapporto consolidante/solvente va regolato relativamente alla porosità del supporto ceramico. Il trattamento si esegue immergendo i frammenti o la zona nel consolidante, favorendo la penetrazione dello stesso nel corpo ceramico.
Pulitura
Questa operazione riguarda tutti i materiali ceramici sottoposti a restauro. In tutti i casi si tratta di una fase molto delicata a causa della sua intrinseca irreversibilità. È meglio privilegiare sempre l’intervento meccanico ( mediante bisturi) a quello chimico, che molto spesso può provocare danni all’oggetto.
Smontaggio interventi di restauro precedenti
Attraverso la fase della pulitura possono evidenziarsi interventi di restauro precedenti. E’ necessario ricorrere allo smontaggio del vecchio intervento esattamente come se si trattasse di un fenomeno di degrado perché compromette sicuramente la leggibilità dell’originale. L’operazione, in genere, non è semplice a causa dei materiali impiegati molto spesso irreversibili. E’ necessaria una indagine accurata sul tipo di colle e materiali di ripristino utilizzate per la conseguente fase della rimozione.
Assemblaggio
Dopo la fase della pulitura ed eventuale consolidamento, prima della fase dell’incollaggio, i frammenti verranno numerati o siglati per identificare i pezzi ma soprattutto per seguire un’ordine progressivo e prioritario nella fase dell’incollaggio.
Incollaggio
Le colle che vengono utilizzate in questa fase sono relative alla dimensione dell’oggetto e della porosità dell’impasto.
I collanti utilizzati dal restauratore saranno reversibili, con il minimo spessore e che abbiano un tempo di presa relativamente breve ( tipo UHU, mono e bi-componente).
Da evitare i ciano-acrilati.
Integrazione formale
Per una leggibilità totale dell’oggetto da restaurare le lacune formali possono essere “ nascoste” o meglio ricostruite per mezzo delle integrazioni.
L’integrazione formale ha la funzione di garantire la conservazione, la fruizione ma anche la stabilità del pezzo, nel caso in cui la sua lacunosità lo renda poco stabile. L’integrazione impiega materiali come la polifilla o il gesso ad uso odontoiatrico, anche colorato con ossidi. Si possono utilizzare anche resine epossidiche per materiali non porosi come la porcellana o per oggetti di grandi dimensioni.
Integrazione pittorica
Questo tipo di intervento non contribuisce in alcun modo alla conservazione dell’oggetto, ma ne favorisce la lettura cromatica e decorativa. Se si tratta di un restauro per esposizione museale, il ripristino pittorico dovrà essere eseguito in “sottotono”, cioè di una tonalità più chiara rispetto all’originale e privo della eventuale lucentezza propria dei rivestimenti vetrosi. I materiali impiegati di solito sono i colori acrilici. Se si tratta di un restauro di tipo antiquariale, il ripristino pittorico sarà eseguito in modo fedele all’originale, con la stessa tonalità e anche invadendo parte dell’originale per nascondere la zona d’intervento. I materiali impiegati di solito sono acrilici o vernici debitamente rivestite di una patina trasparente e lucida a simulare il corpo del rivestimento vetroso.
IN ALLESTIMENTO ESEMPI PRATICI
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